20.02.2013 - DOCUMENTO DELL'ASSEMBLEA DE "L'UNIONE SARDA"

 

L’assemblea dei giornalisti dell’Unione Sarda ritiene inaccettabile e respinge l’insistenza dell’azienda sulle ipotesi di azioni legali contro i rappresentanti sindacali della redazione. Dopo la lettera inviata ai colleghi a dicembre, cui seguì uno sciopero di protesta e solidarietà, la società editrice pubblicò una nota in cui minimizzava il senso dell’iniziativa, affermando di “aver solo invitato i sindacalisti interni… ad avere rispetto della testata L’Unione Sarda”. Sollecitata dal legale del Cdr a chiarire le sue intenzioni, ha di recente confermato la possibilità di agire legalmente contro il Cdr, colpevole, a suo dire, di un calo nella vendita delle copie a causa dei comunicati sindacali. Se calo di copie c’è stato, le cause sono ben altre e riteniamo penoso il tentativo di addossarne la responsabilità al legittimo esercizio dell’attività sindacale. L’assemblea dei giornalisti, oggi come a dicembre, conferma la totale fiducia ai componenti del Cdr, condivide e fa proprie le sue iniziative, compresi i comunicati, e lo ringrazia pubblicamente per l’impegno in difesa degli interessi della redazione, nella tutela della qualità del lavoro giornalistico, premessa indispensabile per garantire il miglior futuro all’azienda.
La crisi generale dell’editoria è una realtà, lo abbiamo sempre detto. Ma è proprio nei momenti di crisi che si misurano le capacità di reazione. Ancora una volta dobbiamo sottolineare che, all’Unione Sarda, l’unica reazione si sta traducendo in una serie di tagli che non nascondono, ma anzi svelano, l’assenza di un progetto per superare questa difficile fase.
Tagli di organico, anzitutto. Rispetto a sei mesi fa, stiamo facendo il giornale con 15 colleghi in meno. Questo costringe a scelte dolorose, come quella di ridurre di molto la squadra che segue le partite del Cagliari, uno dei tradizionali punti di forza del nostro giornale. Eppure appena nello scorso settembre era stato rimesso in campo il supplemento sportivo del lunedì.
Non è che l’ultimo esempio di iniziative intraprese e poi riviste dopo poco tempo. Abbiamo visto aprire e chiudere, in 18 mesi, una redazione romana che inizialmente aveva una dotazione di quattro giornalisti. Si è deciso di puntare sull’edizione di Olbia, salvo ora ridimensionarla drasticamente nonostante i buoni risultati in termini di copie. Non è chiaro quale presenza l’Unione Sarda intenda garantire a Sassari, seconda città dell’Isola. Su Cagliari e Quartu si è voluto dare spazio ai quartieri, per poi rimangiarsi anche questo esperimento. E così via, in un vortice di scelte contraddittorie: come quelle relative al sito web, su cui si dice di voler puntare ma dal quale si taglia fuori la redazione del giornale. Oggi unionesarda.it è curato da pochi redattori assunti, quasi tutti con contratti a tempo determinato, da una società (Vaitel) distinta da Unione Sarda spa: il loro notevole impegno sarebbe sicuramente valorizzato da un’interazione con i redattori del giornale. Cosa che il Cdr ha sempre proposto, anche con suggerimenti concreti: altro che rifiutato, come sostiene l’Azienda.
Eppure l’Unione Sarda avrebbe, a nostro giudizio, tutte le risorse per resistere alla crisi. Umane e finanziarie: a partire dagli oltre 22 milioni di crediti vantati nei confronti della propria controllante Unione Editoriale spa. Sono dati del bilancio 2011, l’ultimo disponibile, da cui emergono anche fideiussioni per svariati milioni nei confronti di Videolina, Pbm e ancora Unione Editoriale.
Noi pensiamo che servano investimenti sul prodotto giornalistico. Invece continuiamo a vedere solo quelli di altro tipo, anzitutto immobiliari. Come il leasing (da circa 30 milioni) per la sede di piazza L’Unione Sarda. O il caso della sede di Olbia: acquistata nel 2011 per circa 1,3 milioni di euro, adesso ci lavorano solo tre giornalisti dell’Unione Sarda, essendo stata smantellata l’edizione locale.
Il bilancio del giornale si è accollato anche l’acquisto, per oltre 2,3 milioni, di parcheggi della sede di Santa Gilla (per i quali comunque i dipendenti pagano una quota mensile, seppur contenuta), e – per circa 1 milione – di impianti per il planetario e le sale annesse, non funzionali all’attività editoriale. In questo quadro, preoccupano le voci di un nuovo trasferimento della sede dell’Unione Sarda dall’edificio di piazza L’Unione Sarda.
Anziché paventare danni patrimoniali per le iniziative sindacali del Cdr (che anzi, con grande senso di responsabilità, ha proclamato finora solo uno dei cinque giorni di sciopero votati dall’assemblea dei redattori a ottobre), crediamo che l’Unione Sarda possa difendere il suo patrimonio – che come si vede è consistente – non tagliando collaborazioni giornalistiche da poche migliaia di euro o contratti poco onerosi, ma puntando su ciò che ha sempre fatto meglio: l’informazione di qualità.